C’è bisogno di persone con gli attributi (3b/3)

Nel precedente post scrissi di due parti contrapposte. Una istituzionale “Il Partito della Nazione” ed una composta da una moltitudine di individui, la maggioranza degli Italiani, chiamata “L’Altra Italia”.
Sebbene la seconda sia la maggioranza del Popolo Italiano e la prima sia al collasso economico, la prima regna sovrana. I motivi sono molteplici: l’istituzionalità della prima, gli influenti sostenitori della stessa ed il più che legittimo, ma controproducente scoramento della seconda. Non è da meno il brancaleonismo dell’Altra Italia.

A parte Silvio Berlusconi, vi chiedo quante persone sono scese in politica nel Centro-Destra tra quelle abbastanza influenti da potere fare realisticamente la differenza che sposta la bilancia della vittoria.
Vi rammento la frase di Gianni Agnelli sulla discesa in campo di Berlusconi: “Lasciamolo fare: se vince, vinciamo tutti, se perde, perde solo lui”.
Vi propongo anche un articolo http://www.ilgiornale.it/news/cronache/rete-cento-napoletani-cambiare-proposta-de-laurentiis-1036591.html di cui riporto il finale, veritiero e purtroppo segno dell’impossibilità in Italia di abbattere la bestia pubblica:
Nonostante il sapore politico delle dichiarazioni, De Laurentiis dice di non avere intenzione di battersi nell’arena politica, convinto che una candidatura a primo cittadino della città di Napoli lo porterebbe a rinunciare alla sua libertà imprenditoriale, “ipotesi impraticabile”.

C’è proprio bisogno di persone con gli attributi, di persone che sanno a quali rischi vanno incontro scendendo in campo e scegliendo questa parte. Ma che sono pronte perché sanno di essere nel giusto.

Ed ecco perché lo sanno.

Il 15 Aprile 1851 alla camera dei deputati il conte di Cavour tenne un discorso in cui pronunciò queste parole
Gli uni hanno fede nel principio di libertà, nel principio della libera concorrenza, del libero svolgimento dell’uomo morale e intellettuale. Essi credono che colla sempre maggiore attuazione di siffatto principio debba conseguirne un maggiore benessere per tutti, ma in ispecie per le classi meno agiate. Questa è la scuola economica…
Un’altra scuola professa principii assolutamente diversi. Essa crede che le miserie dell’umanità non possano venire sollevate, che la condizione delle classi operaie non possa essere migliorata se non col restringere ognora più l’azione individuale, se non coll’allargare smisuratamente l’azione centrale del governo, nella concentrazione generale delle forze individuali. Questa, o signori, è la scuola socialistica.

Cavour contrappose alla scuola socialista la scuola economica perché il problema degli Statalisti consiste essenzialmente nell’ignorare l’economia.
Maffeo Pantaleoni era convinto che ci fossero solo due scuole in economia: quella di coloro che la sanno e quella di quanti non la sanno!

E allora partendo da tali presupposti, come liberale non posso che essere ottimista.

Prendendo a prestito due versi della canzone “L’ultimo omino” di Claudio Baglioni,
come sarebbe mai la storia
se a vincere fossero i perdenti
“?