Con questo post si vuole introdurre o meglio sfiorare il tema delle elezioni comunali del prossimo anno riflettendo, ragionando soprattutto sui problemi della politica e della democrazia.
È il momento giusto per parlarne così: si stanno avvicinando, ma mancano molti mesi e sui candidati sindaci e sulle liste girano quasi solo voci non confermate.
Fino al 2018 non si vota (si parla di elezioni politiche)
La frase di Renzi sulle elezioni politiche “… fino al 2018 non si vota, ci puoi scommettere” lascia l’amaro in bocca alla stragrande maggioranza degli italiani, alle persone che si danno da fare tutti i giorni e che vedono il loro lavoro vanificato dalla politica che rema loro contro. Normale che l’attuale Presidente del Consiglio dica queste parole, ma sono purtroppo anche vere: sebbene i parlamentari eletti alle ultime politiche del 2013 provengano da tre entità totalmente diverse tra loro e da un ulteriore gruppetto e le liste del PD siano state formate dalla segreteria Bersani, avversario di Renzi alle primarie, quanti parlamentari dell’ex gruppo Bersani-Vendola, dell’ex gruppetto Monti, del Movimento 5stelle e della coalizione di Centro-Destra stanno ora con il Governo Renzi?
Quando manca la Speranza… manca tutto… soprattutto il Futuro
La stragrande maggioranza degli Italiani è stanca della Politica.
La metà degli Italiani è così demotivata da essere propensa a non andare più a votare, soprattutto tra qualche mese, alle prossimi elezioni comunali. Perché tanto… cambierà nulla… E chiosa con la frase “e poi sono solo elezioni comunali!”
Non pensano che le prossime elezioni comunali potrebbero non solo essere il momento per mandare un segnale alle attuali Istituzioni Italiane, ma, se ben usate, potrebbero risultare la chiave di volta per finalmente rivoltare in senso costruttivo il Sistema Italiano.
Non ho scritto “potranno”, ma “potrebbero” perché nessuno le sta pensando come tali: non i politici (che attualmente usano le solite parole di circostanza che ad ogni elezione udiamo), non i giornali che dovrebbero avere il compito di svegliare la popolazione, non le persone della società civile che sono sempre più “abbattute”.
Quando si vota in oltre 1200 comuni ed in importanti e popolose città quali Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino… le elezioni comunali assumono una valenza politica nazionale.
Ma votare per chi e per far cosa? Non pochi dicono che non bisogna andare più a votare perché bisogna delegittimare il Sistema, che non bisogna prendersela con i politici, ma con quei cittadini che ancora vanno a votare.
A costoro si può rispondere con un caso più che estremo… surreale: durante una votazione nessun elettore va a votare… tranne i candidati… perché anche loro possono votare. Indovinate che succede?
Il problema è che sentiamo ancora troppo spesso alcuni nostri rappresentanti dire apertamente che solo il politico di professione conosce la materia e che solo lui può sistemare i disastri che ci sono. Che agli attuali nostri politici deve essere aggiunta linfa nuova affiancando persone nuove che diventino così anch’esse “politici di professione”.
Ecco… seguite questa strada e sarete asfaltati dagli elettori… E giustamente perché in queste frasi io leggo la parola “casta”. Parla così colui che pensa che i politici debbano essere “una casta”.
È vero che per governare bisogna essere competenti, che non ci si sveglia la mattina e si decide di governare… Ma ricordiamoci che una lista elettorale nasce perché il Popolo trovi i suoi Rappresentanti tra persone che hanno mostrato il loro valore in un preciso ambito della vita civile e che lo mettono, che si mettono a disposizione della Società. Altrimenti… che senso ha la Democrazia Rappresentativa?
I nostri governanti e nelle prossime elezioni il nostro sindaco e i nostri consiglieri comunali devono comportarsi da “buon padre di famiglia”? A me il termine “buon padre di famiglia” mi rammenta lo “stato mamma” che si prende cura dei propri abitanti “dalla culla alla bara”, come degli eterni minorenni (forse più che minorenni ci crede minorati).
I politici devono mostrarsi Servitori dello Stato e quindi Servitori di Noi tutti, perché in democrazia lo Stato siamo Noi tutti. Non è più il tempo del Re Sole Luigi XIV e della frase “Lo Stato sono io” e non deve tantomeno essere il tempo della casta dei politicanti.
Quanto è oggi più che mai appropriata la frase di Sergio Ricossa (leggibile nel pamphlet Straborghese) “quale ironia che nel tempo il parlamento, invece di controllare il sovrano, si sia fatto più fiscale e torchiatore di lui“. E la prima edizione del libro è del 1980… Ed ora siamo alla soglia del 2016…