Renzi dice che l’”Italicum non si tocca, chi vince governa e niente inciuci”.
Peccato che con la nuova legge elettorale, l’Italicum, non è detto che “chi vince governa”.
La nuova legge elettorale è stata scritta tenendo unicamente conto della realtà italiana fotografata dalle elezioni politiche del 2013, momento in cui si è creato in Italia un sistema tripolare.
Ma i problemi in Italia vengono da lontano.
Da vent’anni chi vince le elezioni non riesce a governare tranquillamente per tutti e cinque gli anni della legislatura parlamentare.
E anche nella Prima Repubblica i governi duravano in media un anno.
E la pratica del trasformismo è sempre esistita in Italia:
nel 1882 è Agostino Depretis a dire
“Se qualcheduno vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma, se vuole trasformarsi e diventare progressista, come posso io respingerlo?”
Per capire istantaneamente che questa nuova legge elettorale risolve nulla, basta guardare le elezioni del 2008 (quelle che hanno portato al parlamento precedente l’attuale) in cui chi vinse ebbe alla camera più seggi di quelli che avrebbe ora il vincitore delle elezioni con questa nuova legge elettorale (344 seggi allora contro i 340 di oggi). Anche al Senato chi vinse si trovò con una forte maggioranza (174 seggi su 315).
Chi vinse le elezioni nel 2008 non poté più governare quando il suo partito (Il Popolo della Libertà) si spaccò e venne meno la maggioranza assoluta in parlamento. Non si ruppe l’alleanza Lega-Popolo della Libertà. Si spaccò il partito di chi vinse le elezioni nel 2008. I problemi nacquero all’interno di un partito, non da una coalizione.
La novità della nuova legge elettorale, l’Italicum, non consiste nel premio di maggioranza (esisteva già). La novità dell’Italicum consiste nell’assegnare il premio di maggioranza non alla coalizione che arriva prima, né al partito che arriva prima, ma alla lista che arriva prima.
Ed ecco sorgere un nuovo problema (che è uguale al vecchio): se due o più partiti si uniscono in una sola lista che prende più voti delle altre (al primo o al secondo turno), questa lista avrà la maggioranza in parlamento. Ma se durante i cinque anni della legislatura parlamentare la lista si spacca e viene meno la maggioranza assoluta in parlamento, allora i meccanismi parlamentari che l’Italia ha sempre conosciuto risorgeranno.