In quale Stato vogliamo vivere, quale Società vogliamo costruire intorno a noi?
Questa è la domanda che dobbiamo porre a noi stessi.
Estrapolo alcune frasi da un ragionamento che il Professor Antonio Martino espose nel 1994 riguardo la possibilità di coniugare i gruppi più statalisti di Centro-Destra con quelli più liberisti sempre di Centro-Destra
“… siccome vedo che coloro che si dichiarano statalisti … hanno soprattutto la preoccupazione che non siano abbandonate del tutto le fasce più deboli, e che quelli che si dichiarano liberisti … sanno benissimo che le fasce più deboli debbono essere tutelate, come oggi non accade, mi sembra che sia possibile metterli d’accordo. Se smettiamo di parlare di etichette, liberisti gli uni, statalisti gli altri, e partiamo dall’esigenza avvertita da tutti di una riforma intesa come maggiore libertà, garantendo tuttavia la tutela di certe esigenze sociali, il compromesso, l’accordo tra le varie forze si può trovare.”
Esempi pratici: i bambini, i malati e gli anziani devono essere tutelati, protetti, in quanto fasce deboli della nostra società. Chi invece ha due braccia per lavorare deve essere lasciato libero di provvedere a se stesso.
I disoccupati troveranno lavoro solo se la Società in cui vivono è in crescita. E questa lo sarà solo se è libera, come ogni organismo che solo se sano cresce e si riproduce.
Una società che voglia crescere deve sapere creare ricchezza. E gli unici creatori di ricchezza che conosciamo da quando è iniziato il mondo sono le imprese, sono i privati cittadini che rischiano in proprio tutti i giorni e che vogliono essere i veri artefici del loro destino. E allora lasciamoli liberi da lacci e da laccioli.